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Recensione: Elementi di didattica della musica

Strumenti per la scuola dell’infanzia e primaria

 

Tutti coloro che si occupano di formazione musicale, insegnanti e operatori, condividono la validità formativa dell’apprendimento musicale fin dalla tenera età, il suo valore e l’importanza nella vita e nell’esperienza dei bambini.  Ma quanti di noi conoscono le ragioni peculiari, le aree di sviluppo specifiche attivate concretamente durante l’esperienza musicale?

In questo libro, agile nella lettura, gli autori tracciano un excursus sul vasto panorama della formazione musicale attraverso l’analisi di studi e ricerche scientifiche precise.

Sulla didattica musicale si è scritto molto in questi anni ma spesso si sono approfonditi temi specifici come per esempio la didattica del ritmo, dell’ascolto, ecc, mentre in questo piccolo ma intenso saggio, si affrontano le diverse tematiche che costituiscono i fondamenti dell’educazione musicale, con uno sguardo esteso e allargato.

Gli autori presentano modelli recenti relativi all’apprendimento musicale unitamente ad una bibliografia aggiornata circa le principali tendenze nella ricerca internazionale in questo settore.

Un compendio attuale sulla didattica della musica e sullo sviluppo delle abilità musicali dall’infanzia alla preadolescenza, con particolare riferimento ai processi coinvolti nelle diverse esperienze del far musica.

L’indice del saggio traccia un itinerario preciso a partire dalla Musica come materia formativa soffermandosi poi sullo Sviluppo delle abilità sonore e musicali nell’infanzia e nella preadolescenza, approfondendo le Teorie dello sviluppo dell’apprendimento musicale e proseguendo nell’analisi dei temi quali Creare la musica, Eseguire la musica e Ascoltare la musica.

La pratica musicale sviluppa abilità non solo specifiche ma anche più generali, quali per esempio, la capacità di ascolto non solo sonora ma anche di comprensione del proprio universo emotivo e di quello altrui. Tale sensibilità avrà una ricaduta sulle abilità sociali che regolano le attività musicali oltre che influenzare lo stato generale di benessere psicofisico e di motivazione di ciascun individuo.

Un altro aspetto determinante è quello che lega la musica allo sviluppo delle abilità motorie in termini di coordinazione ma anche di fiducia in sé stessi, di autodisciplina e di percezione spazio-temporale.

Anche per quanto riguarda le relazioni tra musica e linguaggio sia a livello percettivo che produttivo, gli studi evidenziano una condivisione delle funzioni cognitive, comuni fra musica e linguaggio, nell’elaborazione dell’informazione come per esempio l’attenzione uditiva, la memoria e le abilità di elaborazione.

In questo panorama così ampio e variegato dove l’influenza della pratica musicale agisce a livello non solo specifico ma globale sulla formazione dell’individuo, le azioni didattiche più efficaci risultano quelle capaci di coinvolgere attivamente i bambini assecondando la libera espressione sonora ed emotiva del gruppo. L’insegnante capace di gratificare i piccoli contribuirà a sviluppare una dimensione positiva non solo singola ma anche collettiva e sociale, presupposto indispensabile per la cooperazione di classe.

La didattica deve basarsi sui processi anziché sui prodotti, coinvolgendo le capacità metacognitive degli studenti”.

Così chi apprende sarà protagonista consapevole del suo stesso modo d’ imparare e potrà agilmente operare attraverso meccanismi di transfer fra i diversi apprendimenti da un’area all’altra del sapere. Le capacità logiche sviluppate attraverso l’esperienza musicale, quali la seriazione, la corrispondenza,  la classificazione, il problem solving, sono infatti complementari ad altre aree del sapere sia scientifiche che umanistiche.

In tutto ciò le esperienze musicali dovranno essere sempre positive e gratificanti  per i bambini proprio per sviluppare l’autostima e la motivazione che insieme allo sviluppo della dimensione cognitiva ed emotiva-affettiva, rappresentano il presupposto imprescindibile di ogni azione didattica efficace.

Si sottolinea il valore dell’esperienza sonora già in fase prenatale e successivamente durante i primi anni della vita sia in termini di ascolto che di produzione sonora diretta. Questo primo contatto rappresenterà la base dalla quale partire per lo sviluppo della dimensione musicale nella crescita del bambino.

A tal proposito, nel libro si espongono tre approcci: la Music Learning Theory di Gordon, la Pedagogia del  Risveglio di Delalande e il Progetto inCanto di Tafuri.

Senza addentrarci nei dettagli specifici, tutti gli autori concordano sul valore dell’ambiente sonoro e delle stimolazioni acustiche che gli adulti propongono ai bambini sempre in un clima emotivamente sereno e accogliente.

Proseguendo nella lettura gli autori affrontano il tema, da sempre molto discusso, della Creatività musicale analizzata da studiosi in ambito psicometrico “definendo i fattori che caratterizzano la creatività musicale con la costruzione di strumenti oggettivi per la sua misurazione”.

In particolare attraverso tecniche quantitative e qualitative utilizzando test, questionari, interviste, focus group e studi di casi.

“L’analisi dei prodotti considera la coerenza e l’originalità nell’uso di caratteristiche formali quali la melodia, il ritmo e la loro organizzazione nel brano”.

Unitamente a questi aspetti sono stati considerati anche “la generazione di ideee”, “il recupero delle informazioni nella memoria”, “la traduzione, l’utilizzo di sistemi di notazione e la revisione”.

Per studiare tali processi sono state esaminate le pratiche dell’improvvisazione e della composizione con particolare attenzione ai “Modelli dei processi compositivi” (analizzati nelle singole componenti) e alla relazione “Composizione e tecnologia”.

Gli autori si soffermano sia sulla “Valutazione della creatività musicale” mettendo in evidenza i criteri specifici presenti nelle ultime ricerche sul campo, sia sullo “Sviluppo della cretività musicale” esponendone un modello riguardante le abilità d’improvvisazione articolato in più livelli.

Stessa analisi per lo “Sviluppo delle abilità di rappresentazione grafica della musica” e “l’Approccio socioculturale e apprendimento cooperativo della composizione”.

Possiamo dire, anche solo leggendo i titoli di questi interessantissimi paragrafi, che il panorama della didattica musicale si sta finalmente ampliando dalle consolidate prassi dell’insegnamento accademico?

Leggere questo libro è come respirare una boccata d’ aria fresca e libera da tutti i luoghi comuni tipici di una visione statica e inalterata della didattica musicale.

I dati emersi dagli studi delineano l’urgenza di configurare una professionalità dell’insegnante capace di sviluppare nello studente un pensiero critico attivando processi di problem solving in un’ottica di apprendimento collaborativo, per stimolare la creatività partendo da ciò che il bambino sa fare e ponendo l’accento su una didattica dei processi piuttosto che dei prodotti.

In quest’ottica anche la tecnologia rappresenta un ausilio utile non solo per la “facilitazione nell’esecuzione dei compiti ma anche per una più diretta espressione del pensiero creativo”.

Improvvisare e comporre da subito, lavorando sull’esperienza diretta del fare e pensare la musica per poi trarre da lì gli elementi teorici specifici.

Una didattica così impostata è in grado di promuovere la generazione di idee sonore da  organizzare e trascrivere socializzando le conoscenze implicite degli studenti in una condivisione di gruppo.

Si tratta di riflettere insieme alla classe, studenti e docenti coinvolti entrambi nel processo formativo, risolvendo problemi e ottenendo soluzioni significative.

Una visione di questo tipo elimina lo spettro della competizione e della concorrenza, così dannoso e discriminante, promuovendo la collaborazione e quindi il valore del fare e apprendere musica insieme, come un prezioso valore aggiunto.

Gli autori c’invitano a creare “contesti innovativi per la promozione delle capacità divergenti, sollecitando la comunicazione interattiva e la socializzazione positiva”.

Il saggio si conclude con due capitoli, rispettivamente Eseguire la musica e Ascoltare la musica.

Le indicazioni didattiche invitano gli insegnanti a proporre la notazione successivamente all’esecuzione informale perchè crei nello studente una rappresentazione interna dei suoni e non una rigida associazione suono/segno/diteggiatura.

Si sollecita l’opportunità di proporre un repertorio musicale ampio per epoche, generi e stili per arricchire l’esperienza sonora degli studenti e allo stesso tempo fornire diverse strategie di studio incentivando processi metacognitivi capaci di restiuire un senso di reale autoefficacia.

“Suonare uno strumento può essere un’attività molto gratificante ma anche molto frustrante, ed è compito degli insegnanti progettare un ambiente positivo e definire le strategie didattiche necessarie a rendere questa attività il più possibile produttiva e appagante.”

Nel capitolo “Ascoltare la musica”, invece, si sottolinea l’importanza di utilizzare metodologie idonee per condurre esperienze di ascolto, coinvolgendo i bambini sia emotivamente che cognitivamente.

Anche questa attività risulterà efficace nella misura in cui l’insegnante sarà in grado di curare gli aspetti elaborativi dell’esperienza così da coinvolgere attivamente i bambini anche attraverso associazioni sensoriali, per rinforzare le capacità di attenzione e di memorizzazione.

La didattica musicale, così come presentata dagli autori, diventa scienza dell’apprendimento, attivando processi metacognitivi per lo sviluppo della consapevolezza di sé, all’interno di un clima empatico e sereno; quest’ultimo sarà capace di restituire il valore centrale alla relazione educativa fra i componenti dell’azione formativa.

Infatti, anche nell’esperienza musicale, così come nelle altre discipline scolastiche, si attiverà un apprendimento euristico, incentrato sulla scoperta attraverso la soluzione di problemi, seguendo i diversi stili di apprendimento e intelligenze degli alunni, senza più separare “il fare dal pensare.”

I dati emersi nella lettura di questo libro delineano la figura di un insegnante capace di facilitare l’apprendimento, di offrire occasioni di esperienze dirette, di nutrire la motivazione prendendo costantemente atto dei bisogni emotivi e formativi dei propri studenti.

Per tutti coloro che si occupano d’insegnamento musicale sono certa che in questa lettura scopriranno argomenti stimolanti per riflettere e rivedere la propria professionalità e forse anche per nutrire un rinnovato entusiasmo verso il piacere unico e irripetibile d’insegnare.

Alessandra Seggi

 

MICHELE BIASUTTI, professore di Pedagogia sperimentale all’Univeristà di Padova, è direttore scientifico di progetti e congressi internazionali e autore di volumi e articoli pubblicati su riviste con impact factor.

ELEONORA CONCINA, è assegnista di ricerca presso il dipartimento FISPPA dell’ Università degli Studi di Padova. (Il bambino e il suono. Sviluppo delle abilità sonore e musicali nell’infanzia e nella preadolescenza)

SARA FRATE, è dottoranda in Scienze pedagogiche, dell’educazione e della formazione presso l’Università degli Studi di Padova. (Teorie dello sviluppo dell’apprendimento musicale)

Elementi di didattica della musica – Strumenti per la scuola dell’infanzia e primaria – Edizioni Carocci Faber 2015

 

 

Recensione: Ascoltarsi, ascoltare Le vie dell’incontro e del dialogo

Ascoltarsi e ascoltare: per un musicista è quasi un’ovvietà almeno in linea teorica!
In concreto sappiamo bene che prestare attenzione è un’arte complessa e articolata molto più che scontata e implicita nell’atto del far musica.
In questo intenso libro però non si parla direttamente di ascolto musicale tradizionalmente inteso ma di un ascolto profondo a partire da sé, dal silenzio, attraversando questo universo interiore in quindici tappe dove l’autore delinea con cura le differenti modalità dell’udire.
“Nell’ascoltarsi, nell’essere ascoltati e nell’ascoltare prendiamo coscienza della nostra e altrui esistenza, strutturiamo la nostra e altrui identità. Se viene meno anche solo una di queste esperienze, corriamo il pericolo di diventare stranieri a noi stesso e all’altro”. Castellazzi ci propone d’indagare la difficile arte dell’ascolto come esperienza capace di trasformarci profondamente soprattutto in questo nostro tempo in cui molti parlano ma pochi ascoltano.
Ne è un esempio l’ascolto bulimico del nostro tempo che nutre un pensiero corto, dove non c’è spazio e tempo di riflessione e dove si perde la dimensione soggettiva a vantaggio di una dimensione anonima tra anonimi. I social network rappresentano oggi gli strumenti attraverso i quali sopperire in fretta al vuoto interiore che ciascuno vive accontentandosi di qualsiasi interlocutore anche anonimo e senza volto.
L’autore, osservando da un punto di vista psicoanalitico, c’invita a riflettere anche sulla paura di ascoltarsi, pratica che non è mai troppo agevole sia che lo si faccia in solitudine che in compagnia dello psicoterapeuta. “Talvolta il prendere coscienza delle radici della propria esistenza… l’entrare in contatto con il vero Sé, per anni vissuto come uno straniero e percepito come una minaccia perché non coincidente con la propria identità cosciente, è talmente angosciante che il paziente preferisce interrompere perfino la terapia innescando così una precipitosa fuga da se stesso”. Ma come agire per individuare la presenza di una resistenza ad ascoltarsi? Il libro ci propone di osservare in particolare la nostra tendenza a esercitare l’ostinazione, il fanatismo e l’intolleranza intesi come forme d’irrigidimento del proprio pensiero e comportamento.
Ma questo tipo di chiusura, d’indurimento non accade forse anche nell’esperienza del far musica? Quando si crede di ascoltarsi e ascoltare ma in realtà lo si fa in modo stereotipato e poco aderente al proprio reale percepire? Quando prestiamo attenzione a una musica, il nostro impegno implica o dovrebbe implicare una curiosità, una sospensione del giudizio a favore di un’ osservazione attenta e autentica del reale. Se ci concediamo di collocarci di fronte al sonoro senza dogmi prefissati saremo sorpresi di vivere un’esperienza sensoriale molteplice e non vincolata a configurazioni pre-stabilite.
Proseguendo nella lettura del libro si affronta il tema dell’ascolto del nostro interlocutore e non solo delle sue parole ma anche dei suoi silenzi, del suo parlare tramite il corpo in una circolarità che include l’attenzione a sé favorita dalla relazione e viceversa dove il bisogno di essere ascoltati è l’urgenza di essere riconosciuti. “E’ un dato di fatto che quando nell’esperienza dell’ascolto ci capita di trovare nell’altro il riflesso del nostro mondo emotivo ci sentiamo più integri, più compiuti e anche più leggeri poiché finalmente troviamo una pelle psichica che ci avvolge e ci contiene.”
Il Buon ascolto e agli Ostacoli che ne impediscono il limpido fluire sono gli altri argomenti analizzati e in estrema sintesi potremmo dire che: “… un buon ascolto esige il riconoscimento dell’altro nella sua irriducibile diversità” così come “Non c’è un buon ascolto se manca l’apertura al nuovo”. Gli intralci al prestare attenzione sono tutti quelli che vedono il soggetto protagonista assoluto con tutti i propri pre-giudizi, intolleranze, fretta, in una parola chiusura nei confronti di chi esprime un punto di vista diverso dalle proprie aspettative.
Si contrappongono a quest’assenza di collegamento l’ascolto Empatico e l’ascolto Dialogico in termini di scambio libero e vicendevole senza giudizi ma costruito sul reciproco incontro e riconoscimento. Infatti prestare attenzione in modo reciproco e autentico produce in entrambi gli interlocutori un cambiamento tanto che dopo un’esperienza di questo tipo nessuno rimane più come prima. La trasformazione avviene anche nel nostro udire intimo, interiore, dove possiamo restare in contatto con le nostre zone fragili e dove il nostro io si trasforma proprio riconquistando il silenzio e l’introspezione in una disponibilità aperta verso noi stessi.
Anche in musica: restare aperti, disponibili alle novità, coltivare un grado di avventurosità possibile verso repertori, interpretazioni diverse dalle nostre rassicuranti certezze ci apre ad accogliere qualcosa che magari ancora non conosciamo così bene. “ Un apprendere che, per essere autentico, comporta un disapprendere quanto si è precedentemente strutturato”.
L’esercizio dell’attesa rappresenta un tempo per l’interlocutore di esprimere il proprio sentire, un tempo proprio, giusto per sé. Anche l’aspettativa è mutuabile in musica: l’attesa come il tempo in cui il l’interpretazione del brano si struttura e ci permette di entrare in eco con esso, in una risonanza empatica e incarnata tra ascoltatore e interprete.
Nella seconda parte del libro tre capitoli sono dedicati all’ascolto del Corpo includendo il volto
gli occhi, la voce e l’orecchio considerando psiche e corpo come due realtà coincidenti dove l’identità individuale vive nell’esperienza corporea personale.
“Il nostro corpo e il corpo dell’altro sono corpi vivi, corpi vissuti. Soprattutto sono corpi-biografia, corpi-messaggi, corpi che parlano, che comunicano, che possiedono un loro linguaggio. Sono corpi, quindi, che vanno ascoltati”.
Nel capitolo Ascoltare oltre la voce e oltre l’orecchio si pone l’accento sull’importanza del suono della voce, della sua sonorità specifica. “ Non c’è buon ascolto se è carente l’attenzione alla sonorità della voce.” “La voce è l’anima che si fa suono”. La voce esprime suo malgrado tutte le sfumature emotive del sentire interiore è in qualche modo lo specchio riflettente dell’intimità personale. Il riferimento principale è agli studi di A. Tomatis sulla funzione dell’orecchio nell’ascolto come atto intellettuale ed emotivamente implicato nella relazione con l’altro.
Il testo termina con due capitoli dedicati all’Ascoltare il Dolore e all’Ascolto che Guarisce in termini di riconoscimento autentico e proprio dell’altro da sé. Tale identificazione sarà preceduta da un buon ascolto capace di conservare amorevolmente ciò che l’individuo dice o non dice con la parola. “Se la sofferenza è partecipata c’è meno sofferenza. E’ questo il modo vero per alleviare il dolore”. “Possiamo dire che c’è autentico ascolto del dolore quando si è disposti a elaborare dentro di sé la rappresentazione mentale della sofferenza dell’altro”.
Nella pratica dell’udire ci si dispone in una sintonizzazione che ci permette di prendersi cura dell’altro pur rimanendo sintonizzati sul proprio sentire emotivo.
Vi suggerisco la lettura di questo libro che ci fa riflettere profondamente sulla dimensione dell’ascolto personale e interpersonale. Un ascolto che ci vede tutti implicati nel nostro quotidiano ma anche nello specifico della nostra professione di docenti dove l’avventura dell’insegnare include la valorizzazione delle individualità, della curiosità di ciascuno insieme a una qualità di ascolto attento e continuamente sintonizzato sul presente vivo dell’incontro.
Anche nella pratica musicale si concreta un presente nel qui e ora fatto di aggiustamenti in tempo reale che interprete e ascoltatore riflettono a specchio in una sintonizzazione incarnata fin dal sentire più profondo e intimo. L’esperienza musicale è sempre un’esperienza di ascolto sia personale che collettivamente condivisa e con la lettura di questo libro è possibile fare una traslazione sull’ascolto sonoro e musicale ampliando così il nostro ventaglio riflessivo anche su sponde più propriamente vibranti.
Alessandra Seggi

VITTORIO LUIGI CASTELLAZZI è psicologo clinico, psicoterapeuta-psicoanalista, insegna Tecniche proiettive e psicodiagnosi della personalità all’Università Salesiana di Roma. Ha tenuto corsi d Psicologia dello sviluppo e Psicopatologia dello sviluppo all’Università Lumsa e all’Università degli Studi di Roma –Tre. Membro della Society for Personality Assessment e l’International Rorschach Society. Ha fondato la “Scuola Rorschach e altre tecniche proiettive” dell’Università Salesiana.
Ascoltarsi, ascoltare
Le vie dell’incontro e del dialogo – Edizione Magi 2011

Musicastudio

Letture, parole, riflessioni intorno al sonoro a cura di Spaziomusica Area Didattica.

Ogni terzo sabato del mese pubblicheremo una recensione su un libro, articolo o scritto che per ragioni diverse si lega al mondo del sonoro.